E’ appena passato l’8 Marzo
“Mi hanno chiamato brutta, grassa e obesa” (Patrizia Bedori, ex candidata a sindaco di Milano per il Movimento 5 Stelle),”Giorgia Meloni faccia la mamma” (Guido Bertolaso, candidato a sindaco di Roma per il centrodestra),”Trivella tua sorella” (un’agenzia di comunicazione che voleva creare lo slogan per il sì al prossimo referendum.
Fatti accaduti in questi giorni in Italia nel 2016, frasi pronunciate anche da esponenti politici che ci rappresentano a livello nazionale!!!
Espressioni arretrate e conservatrici non sono solo di destra. È una cosa trasversale.
I casi Meloni e Bedori sono due espressioni di un comportamento ostile all’autonomia delle donne.
Se per offendere un uomo si dice corrotto, truffatore, traditore, fascista o comunista a secondo dei punti di vista, per la donna c’è sempre in ballo una parte anatomica, c’è sempre in ballo un becero collegamento tra un’attività sessuale e la carriera fatta.
Quello che è accaduto a Giorgia Meloni è sicuramente un attacco sessista e da donna mi indigno. Stiamo attente noi donne a non sottovalutare la forza di questi insulti, che bruciano come sberle e sono collegati da un sottile filo rosso a tutte le violenze che subiamo persino in casa nostra e che arrivano fino allo stalking e al femminicidio.
Si può essere mamma e fare politica, senza fare retorica, con molta fatica, con una meticolosa organizzazione e un sostegno da parte della famiglia. Si può fare!La gravidanza, infatti, non è una malattia, non è invalidante, ma anzi a molte di noi dona dei super poteri.
Mi fa ridere leggere sui giornali che Matteo Salvini, oggi difenda a spada tratta Giorgia Meloni. Non si era fatto scrupoli a sentenziare che Marianna Madia, incinta di sette mesi il giorno del giuramento al Quirinale, non avrebbe potuto fare il Ministro.
Il governo Renzi ha portato ad una svolta molto significativa, consegnando responsabilità decisive alle donne. L’aver affidato a Pinotti, Boschi, Madia e alle altre ministre funzioni e ruoli importanti segna la vera condivisione delle responsabilità pubbliche e politiche tra donne e uomini.
Ma c’è ancora molto da fare:il divario occupazionale tra uomo e donna è ancora superiore ai 10 punti; Inoltre, tre quarti del lavoro domestico e due terzi delle cure parentali restano sulle spalle delle donne, mentre gli uomini continuano a fare un uso molto ridotto delle misure di conciliazione vita-lavoro; ancora molto c’è da darsi da fare sul divario retributivo. Resta, infine, diffuso e preoccupante il fenomeno della violenza di genere.
Questo ci fa capire quanto ancora dobbiamo lavorare … e lo dico sopratutto per quelle donne e quegli uomini che danno la parità di genere una cosa scontata nel 2016…
NON LO E’ PER NIENTE.